precari pensioni

Comunicato Stampa

SNALS: I PRECARI NON DEVONO PAGARE LE TENSIONI DEI PARTITI

Dopo le dichiarazione di Renzi, il sindacato autonomo chiede

un provvedimento d’urgenza per le assunzioni promesse

Roma, 17 giugno.   LO SNALS-CONFSAL RINNOVA LA RICHIESTA DI UN PROVVEDIMENTO D’URGENZA PER L’AVVIO DELLA STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE CON LE ASSUNZIONI PROMESSE. QUESTE DEVONO COSTITUIRE LA BASE DEL PIANO PLURIENNALE necessario per la definitiva soluzione del problema del precariato in tutte le tipologie esistenti, sia per i docenti che per gli ATA, prima dell’avvio di un sistematico reclutamento con le ordinarie procedure concorsuali.

Se si segue questa strada è accettabile e, probabilmente, utile una breve pausa di riflessione per arrivare, eliminato lo scoglio della stabilizzazione di tutti i precari, a una riscrittura del testo che porti a superare le criticità attuali legate soprattutto a quegli aspetti che riguardano:

  • i “superpoteri” ai dirigenti scolastici con la chiamata diretta dei docenti e il “potere” salariale;
  • una gestione della scuola che mette a rischio la libertà d’insegnamento, depotenzia le competenze del collegio dei docenti e del consiglio di istituto annullando, di fatto, la collegialità;
  • l’introduzione di un sistema di valutazione inaccettabile nelle forme e nei contenuti;
  • l’invasione da parte della legge di aspetti prettamente contrattuali;
  • la mancata previsione dell’avvio del rinnovo contrattuale.

Il segretario generale Nigi ha dichiarato: “Il presidente Renzi tenga conto del fatto che l’opposizione al testo proposto non nasce da aspetti categoriali e corporativi, ma ha unito in una protesta dalle dimensioni mai viste il personale della scuola (docenti, ATA, di ruolo e non di ruolo e parte dei dirigenti scolastici), gli studenti, le famiglie e lo stesso mondo accademico”.

“Se le proposte non troveranno un sostanziale accoglimento, la mobilitazione continuerà mettendo a rischio non solo il regolare inizio dell’anno scolastico ma anche il suo intero andamento” ha concluso Nigi .

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PEREQUAZIONE PENSIONI

Decreto legge 21 maggio 2015, n. 65

Come è noto, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 70/2015, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 24, comma 25, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici) convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2001, n. 214, nella parte in cui prevedeva che “in considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’art. 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta, per gli anni 2012 e 2013, esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 100 per cento”.

All’indomani della pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale, il Governo ha emanato il decreto legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, ammortizzatori sociali e di garanzie TFR.

In buona sostanza, a prescindere da coloro che percepiscono trattamenti pensionistici di importo complessivo non superiore a tre volte il trattamento minimo INPS (per i quali la rivalutazione è confermata in misura intera), il decreto legge prevede la restituzione di una modesta (se non modestissima) parte delle somme non corrisposte (c.d. Bonus o una tantum) relative agli anni 2012/2013, con una valorizzazione che varia dal 40%, al 20%, al 10% della rivalutazione congelata, in ragione di quante volte i trattamenti pensionistici in godimento eccedano quello minimo INPS (nessuna rivalutazione è riconosciuta per coloro che percepiscono trattamenti pensionistici superiori a sei volte il trattamento minimo INPS).

Percentuali di rivalutazione ridotte al 20% per gli anni 2014/2015 e al 50% per l’anno 2016.

Allo stato, tale regolamentazione d’urgenza risulta chiaramente elusiva della sentenza della Corte Costituzionale, nella parte in cui attribuisce ai titolari di trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo INPS, percentuali di perequazione decisamente irrisorie, ed irrispettosa dei diritti fondamentali dei pensionati.

L’Ufficio Legale ha in corso di studio una iniziativa giudiziaria destinata ai soggetti titolari dei predetti trattamenti di quiescenza.

Interessati alla azione sono tutti i titolati di redditi complessivi da pensione vittime della riduzione delle percentuali di perequazione previste dal decreto legge.

Ci riserviamo di fornire più dettagliate indicazioni operative, anche alla luce delle eventuali modificazioni che fossero apportate al decreto in sede di conversione.